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La modularità di macchine e impianti: una scelta strategica delle aziende che operano in Europa

Ora vogliamo tornare a parlare di tecnologia, ma con un tono un pochino diverso: tecnologia per il futuro. Ovvero le scelte di oggi che possono influire sul nostro futuro sviluppo industriale.

Alessandro Mazzeranghi - MECQ S.r.l.

Premessa semi seria: cosa è la modularità?

Eccoci ancora qui a parlare di… come sopravvivere alla attuale congiuntura e al depauperamento tecnologico e industriale del nostro continente? Vecchio continente, ma non ancora nella tomba, noi vorremmo sperare. Ebbene, abbiamo parlato di organizzazione come opportunità, ora vogliamo tornare a parlare di tecnologia, ma con un tono un pochino diverso: tecnologia per il futuro. Ovvero le scelte di oggi che possono influire sul nostro futuro sviluppo industriale. Permettetemi: sono rimasto piacevolmente colpito dalla presentazione del nuovo “brand image” del gruppo Körber Process Solutions sullo scorso Perini Journal; ottima la strategia allargata, ma la parola che mi ha fatto “saltare”è stata “soluzioni modulari”. OK, OK allora ci siamo finalmente! Qualcuno lo dice a livello strategico e non solo tecnico/commerciale!

 

ALLORA, COSA SAREBBE QUESTA MODULARITA'? Semplice! Ricordatevi i LEGO e ci siamo!Scusino i giovani che hanno giocato meno coi LEGO di noi anziani…

LEGO: insieme di parti con forma e funzioni definite che assemblate insieme danno un tutto che è superiore, per significato e funzioni, alle singole parti sommate semplicemente.Un muro di cinta di una tenuta nobiliare è più o meno la somma dei singoli mattoni che lo costituiscono, ma se gli stessi mattoni realizzano il campanile di una cattedrale sono qualcosa di molto più importante della somma dei singoli mattoni.

Invece noi siamo stati abituati a pensare al contrario: voglio il campanile! Come lo fai sono problemi tuoi,caro architetto. NO, sbagliato, perché poi il nostro architetto scompare, emigra, viene eliminato da un committente insoddisfatto, e noi se vogliamo alzare la guglia del campanile come facciamo? Ovvio, chiamiamo un altro, che non sapendo esattamente le premesse, riesce egregiamente a distruggere l’intera guglia se non l’intero campanile.

 

ANDANDO AL CONCRETO. Oggi una impresa che opera in Europa deve avere in mano (propria) il proprio possibile sviluppo. Quindi deve potere assemblare dei manufatti in suo possesso secondo le logiche tecniche e di mercato più opportune, senza dovere sempre ricorrere al fabbricante o, peggio, a QUEL fabbricante.

Quindi la questione della modularità non è una bella idea di chi vende macchine e impianti ma una assoluta necessità di chi compra e utilizza macchine e impianti. Tutti sappiamo che ormai nel settore Tissue l’aspetto di marketing svolge un ruolo importante, un marketing che tende a differenziare la percezione del prodotto da parte di una clientela le cui esigenze cambiano nel tempo, talvolta anche repentinamente. In questo la crisi, paradossalmente, non ferma l’evoluzione ne cambia le linee di sviluppo. Quindi il mercato, e le funzioni commerciali delle aziende che ovviamente cercano di rispondere tempestivamente alle esigenze espresse e inespresse, determinano lo sviluppo delle macchine e degli impianti per la produzione. E i tempi devono essere necessariamente brevi!

 

SAPPIAMO DI NON RACCONTARE (PER ORA) NULLA DI NUOVO, QUESTE COSE GIA' SI DICEVANO 20 E PIU' ANNI FA, ma l’approccio semi artigianale che si adottava allora, in tempi di vacche grasse, ha un tale livello di inefficienza da non essere più replicabile oggi. Quindi in due parole: flessibilità ma inefficienza. Per altrola legislazione vigente in materia di sicurezza e certificazione di macchine e impianti è talmente cambiata da imporre un approccio organico al problema.

Se diciamo: “progettare siti produttivi orientati alla modularità e all’aggiornamento”, forse invece introduciamo un fattore nuovo. E in quelle realtà europee in cui i siti chiudono, quelli che sopravvivono hanno una storia pluriennale? La frase si trasforma in: “aggiornare i siti produttivi secondo una politica industriale che punti a modularità e cambiamento”.

Tutto quanto sopra in una ottica di: flessibilità e efficienza.

 

POLITICA INDUSTRIALE E SCELTE TECNICHE. La politica è quella che abbiamo detto: flessibilità e efficienza tramite la modularità. A questo punto entriamo un minimo nel tecnico. Nel settore Tissue, forse più che in altri, gli impianti e le macchine di produzione e trasformazione della carta possono essere viste come una sequenza di elementi distinti, ognuno dei quali apporta una “lavorazione” specifica; l’insieme delle“lavorazioni” conduce al prodotto finito. Anche la logica costruttiva segue in parte questa logica di suddivisione delle varie lavorazioni; quindi il ciclo del tissue, dalla cellulosa al prodotto pallettizzato, avviene tramite una successione di macchine e impianti che già presentano alcune nette divisioni. La più evidente è quella fra cartiera e trasformazione, che spesso è una separazione di sito industriale. Ma all’interno di ognuno dei due macro - blocchi si possono facilmente effettuare ulteriori suddivisioni. Per esempio nella trasformazione abbiamo le macchine che eseguono la trasformazione (della bobina di carta in prodotto)propriamente detta, seguono le macchine di confezionamento e così via…

Se per la trasformazione consideriamo una macchina da rotoli possiamo ulteriormente suddividere le fasi produttive per gruppi funzionali. Ogni gruppo determina una caratteristica precisa del prodotto finito, ovvero risponde a una esigenza del mercato in termini di desiderabilità del prodotto.

 

QUINDI AL MOMENTO IN CUI IL MERCATO DESIDERA QUALCOSA DI DIVERSO DEVO CAMBIARE LA MACCHINA DA ROTOLI: NON TUTTA LA MACCHINA MA QUALCHE SUA PARTE. Questo cambiamento può essere ottenuto tramite un “semplice” cambio formato, oppure modificando sostanzialmente una parte di macchina.

E qui arriviamo al punto: la macchina da rotoli è una macchina, quanto meno dagli svolgitori alla ribobinatrice o al polmone (escludiamo quindi tubiera e troncatrice), e come tale è pensata, progettata e marcata CE. È chiaro che all’acquisto di una nuova macchina da rotoli, chi compra può sceglierne la conformazione(quanti svolgitori, che tipo di stampa ecc.), ma da lì in poi è “bloccato”. Quella è una macchina con una unica certificazione, e ogni volta che voglio modificare qualcosa in modo significativo (per esempio inserire un diverso tipo di goffratore) mi trovo due problemi:

 

• Uno strettamente tecnico: sostituire una parte di macchina con tutti i suoi cablaggi che la collegano al resto della macchina e una “intelligenza” unica e centralizzata, con qualcosa di diverso che dovrà comunque dialogare adeguatamente col resto della macchina.

• Uno tecnico / legale: trattandosi di una modifica che va oltre l’ordinaria o straordinaria manutenzione devo certificare (marcare CE) nuovamente l’intera macchina, eventualmente adeguando le parti più vecchie allo stato dell’arte della sicurezza vigente alla data della nuova certificazione.

 

Questi due temi hanno frenato moltissimo la prassi di aggiornamento/adattamento quasi continuo delle macchine che aveva caratterizzato i primi anni ’90. Con evidente danno per la flessibilità e conseguente irrigidimento delle capacità produttive delle aziende operanti in Europa(fra queste le aziende italiane sono fra quelle storiche del mondo del tissue che hanno sofferto di più, in quanto era larghissimo il ricorso alla prassi del “taglia e cuci”).

 

SOLUZIONI? Tante, basta copiare da altri settori nemmeno troppo lontani (si fa già come dirò sulle linee ondulatrici nel settore del cartone, sulle linee di imbottigliamento e confezionamento,su quelle di insacchettamento di polveri ecc.)!Allora, se io voglio avere la massima flessibilità dovrei avere una “linea da rotoli” costituita da tante macchine singole,ognuna marcata CE, ognuna quindi sicura per suo conto,che posso spostare e assemblare come ritengo meglio, senza alcuna necessità di certificare alcunché, semplicemente asservendo le “singole macchine” ad un unico sistema di sincronizzazione che ne coordinerà il funzionamento (senza svolgere alcuna funzione di sicurezza in quanto la sicurezza è garantita dalle singole macchine).

 

VANTAGGI? Evidentemente la massima flessibilità possibile, la possibilità di ammodernamenti progressivi,la possibilità di trasferire macchine singole da una linea di trasformazione all’altra, l’eliminazione delle assunzioni di responsabilità legate alla certificazione,la possibilità di realizzare facilmente una linea con macchine singole di fabbricanti diversi (e quindi la possibilità di comprare sempre ciò che è il meglio possibile per l’azienda in quel momento).

Gli svantaggi? Sicuramente ci sarà un impatto sul costo iniziale di investimento, gli spazio ccupati dalla linea saranno maggiori rispetto a quelli odierni (a parità di caratteristiche tecnologiche),l’ingegneria della azienda utilizzatrice dovrà svolgere un ruolo più importante…

 

MA L'OSTACOLO OGGI NON E' L'UTILIZZATORE, PIUTTOSTO E' L'OFFERTA DI MERCATO DEI DIVERSI FABBRICANTI, ognuno dei quali, per quello che può capirne chi scrive, vede nella frammentazione del prodotto un potenziale ostacolo commerciale e la rottura di una sorta di monopolio sul cliente.Se osserviamo le politiche industriali dei costruttori (non parliamo di macchine da rotoli ma di tutta la linea produttiva del tissue!!!) vediamo che l’aspirazione è quella di fornire grossi blocchi di impianto chiavi in mano; non è solo una questione commerciale, è anche molto più semplice(le forniture a spezzatino sono sempre fonte di problemi di avviamento e di litigi fra le parti coinvolte).

C’è quindi da porsi una domanda, a nostro avviso l’unica domanda importante. Se riusciamo ad intervenire sulla flessibilità produttiva, riusciamo ad ottenere un vero vantaggio competitivo per chi produce tissue in Europa? Se la risposta è no… lasciamo perdere e pensiamo ad emigrare!


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