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Guerra al bagno: quando per essere puliti bastava cambiare la camicia

Nel 1500 il concetto di igiene mutò radicalmente,e dalla pulizia del Secondo Medioevo si passò alla sporcizia incipriata, da cui ci si libererà solo all’inizio del XIX secolo.

Nico Zardo

La storia dell’igiene non segue un percorso lineare: ha avuto periodi di grande considerazione e di sostanziale abbandono e solo nei primo decenni del XX secolo ha assunto un’immagine come noi, oggi la conosciamo. I Greci le attribuivano grande importanza al punto da considerarla una dea, Igea, che sovraintendeva alla salute e a comportanti virtuosi ed equilibrati. I Romani furono maestri nel bonificare paludi,costruire acquedotti, pubbliche latrine,impianti termali. Nei momenti di massimo splendore ogni cittadino di Roma poteva disporre di 1000 litri di acqua al giorno.

Nei primi secoli del Medioevo prevale decisamente la cura dell’anima e solo dopo il XII secolo si rivaluta il corpo, la sua immagine, la sua pulizia grazie anche a influenze di origine araba. Nei secoli successivi si diffondono bagni pubblici, le cosiddette“stufe”, frequentati assiduamente non soltanto per necessità igieniche ma anche per incontri sociali e spesso a scopo sessuale. Nel 1500 il concetto di igiene mutò radicalmente, e dalla pulizia del Medioevo si passò alla sporcizia, da cui ci si comincerà a liberare solo all’inizio del XIX secolo.

 

CON LA PESTE NERA, CHE DEVASTO' L'EUROPA TRA IL 1347 E IL 1351, SI COMINCIO' A RITENERE CHE I BAGNI PUBBLICI POTESSERO ESSERE LUOGHI DI CONTAGIO. Si cercò quindi di sconsigliarne la frequentazionealmeno nei periodi di epidemia, ma con scarsi risultati. La sifilide, importata da Cristoforo Colombo di ritornodalle Indie Occidentali e diffusa, a partire dal 1495-96, dagli eserciti spagnoli e francesi (morbo ispano, malfrancese e poi mal de Naples), in un terzo di secolo, fece strage in Europa di 20 milioni di individui1, cambiando profondamente le modalità e le abitudini di relazioni interpersonali. La volontà di lottare contro tali malattie (la peste, con diversi gradi di intensità, ritornerà periodicamente fino al XVIII secolo2) e la paura del contagio misero sempre più sotto accusa i bagni, che nel corso del secolo divennero oggetto anche degli strali della sessuofobia controriformista e riformista. I bagni d’acqua e di vapore vengono considerati pericolosi perché comportano l’esposizione del corpo all’aria ed esercitano una azione quasi meccanica sui pori che aprendosi lascerebbero entrare l’aria infetta. Si sostiene che una donna possa rimanere incinta immergendosi in bagni nei quali fossero rimasti uomini per qualche tempo. Restano accettabili i bagni per uso terapeutico che si pensa possano giovare per la cura dei calcoli o dell’itterizia o per predisporre il corpo, “inumidendolo”,a operazioni di salasso3.

 

SOLO LE MANI E LA BOCCA CONTINUANO A VENIR LAVATE CON ACQUA, spesso allungata con aceto, alcol o vino. Le misure di protezione del corpo, considerato permeabile all’aria e all’acqua si concentrano sull’abbigliamento che deve essere aderente, quasi una seconda pelle confezionata con tessuti di raso, di seta che lascino scivolar via l’aria malsana. I poveri, che non possono permettersi tessuti preziosi, utilizzano grosse canape e tele cerate. I neonati, dopo il bagno al momento della nascita, vengono cosparsi di polveri e unguenti per renderli impermeabili e resistenti alle malattie e avvolti in strette fasciature che cambiano un paio di volte al giorno. Pratica questa che causa gambe storte, infiammazioni e malattie spesso gravi.

Il profumo entra necessariamente nella toeletta che uomini e donne usano per coprire i cattivi odori, e considerano utile per un’azione disinfettante.

Conta avere un “aspetto” pulito, ed ecco che i nobili iniziano ad indossare di preferenza indumenti bianchi che vengono cambiati sempre più di frequente.

La pratica di prendere un bagno, considerati i rischi e le conseguenze debilitanti che si riteneva comportassero,viene considerata un’operazione da fare non frequentemente e con grande precauzione.

Nel 1610, quando il messo inviato da Enrico IV, re di Francia, alla residenza del ministro Sully per convocarlo a corte, lo trova intento a prendere un bagno, lo sconsiglia di uscire di casa per il timore che una sua esposizione repentina all’aria possa nuocergli. Lo stesso re, informato della situazione, fa comunicare a Sully di non muoversi e gli ordina di aspettarlo a casa per il giorno successivo, ben coperto, in modo che il bagno non porti gravi conseguenze! Il Journal de la sant é redatto dai medici di corte farebbe intendere che Luigi XIV dal 1647 alla sua morte, avvenuta nel 1715, avesse fatto un solo bagno. Si puliva unicamente il viso ogni due giorni con un batuffolo intriso di alcool etilico.

 

IL BAGNO "ANNUALE", PRATICATO DAI PIU' VIRTUOSI, VENIVA FATTO PREVALENTEMENTE NEL MESE DI MAGGIO o in coincidenza dei matrimoni che avevano luogo a giugno: divenne abitudine che le spose, per contrastare il proprio e gli altrui“aromi”, si dotassero di un bouquet di fiori profumati, tradizione che vive tuttora anche se ormai pochi ne conoscono l’origine.

I parassiti in quel tempo erano considerati parte integrante del paesaggio “naturale” tant’è che il gesto di spidocchiarsi l’un l’altro è considerato un gesto di tenerezza o di deferenza: la presenza di pulci e pidocchi si pensava nascesse da un’eccedenza di umori corporei, da traspirazioni trascurate che potevano essere tenuti a bada tenendo puliti gli abiti e cambiandoli spesso4.

Nelle città e nei borghi del tempo le strade erano il ricettacolo di tutti i rifiuti degli abitanti: acque nere, scarichi delle attività artigianali, immondizia di qualsiasi natura, i quali finivano nei fiumi che spesso erano punti di approvvigionamento per l’acqua usata per bere, lavare abiti e stoviglie: non ci si stupisce che periodicamente esplodessero epidemie di peste e colera che falcidiavano la popolazione.

 

NASCE QUINDI, TRA CINQUECENTO E SEICENTO, UN MODO DI PENSARE ALLA PULIZIA CHE PRESCINDE QUASI TOTALMENTE DALL'ACQUA. Le nuove modalità si accontentano di tenere ben pulite le parti del corpo più visibili come viso e mani,asciugare il sudore frizionando la pelle con un panno e una spugna profumata e a spergela con cipria odorosa. Questi atteggiamenti non fanno riferimento a precetti per la difesa della salute ma a manuali di comportamento che suggeriscono di affidare alla biancheria i compito di assorbire sudori e secrezioni corporee.

In pratica in luogo di lavare il corpo si lava la biancheria che da elemento fino allora nascosto dal lungo vestito medioevale piano piano emerge da sotto l’abito per decretare con la sua visibilità l’accettabilità formale della persona in base al candore della camicia. Louis Savot, medico e architetto (1579-1640), pubblica nel 1624 un opera sulla costruzione di castelli e dimore (L’architecture françoisedes bastimens particuliers) nella quale afferma che, a differenza degli antichi, si può fare a meno di prevedere i bagni nelle nuove costruzioni, perché “l’uso della biancheria ci permette oggi di tenere pulito il nostro corpo più comodamente di quanto potessero fare gli antichi con i bagni”.

 

SIA PER GLI UOMINI CHE PER LE DONNE LA CAMICIA DIVENTA UN ELEMENTO FONDAMENTALE DEL VESTIARIO. É simbolo anche dell’igiene della persona, assume un carattere proprio di eleganza: compare intorno al collo e ai polsi, sbuffa dal farsetto all’allacciatura di spalle e maniche, traspare dai tagli praticati nelle vesti appositamente per farla intravedere: il suo candore diviene così un indicatore dell’eleganza e della pulizia della persona che la indossa (il termine stesso “biancheria” lo richiama), e anche della sua posizione sociale. Se le classi abbienti possono permettersi lini finissimi, più bianchi ma dai prezzi proibitivi, i ceti inferiori devono accontentarsi della canapa, meno costosa ma dal colore più giallastro. Spesso poi non è l’intera camicia ad essere cambiata, ma gli“elementi esterni”, quali colli, polsini, che vengono confezionati staccabili dal resto dell’indumento e nei quali si sbizzarrisce la fantasia e il lusso grazie a pizzi, ricami, trine, merletti.

In una società in cui la pulizia consiste principalmente nel cambiarsi la biancheria, il bucato diventa un momento importante delle pratiche igieniche. Lavare i panni è un compito delle donne di casa o di lavandaie e lavandai specializzati che lavorano alle fontane o sui battelli lavatoio che dopo il primo quarto del Seicento iniziano ad animare le rive dei fiumi.

 

A META' DEL XVII SECOLO SI COMINCIA A RILEVARE UN RIAVVICINAMENTO ALLE PRATICHE DEL BAGNO. Questo naturalmente non vuol dire che siano diventato cosa abituale, né che si prefigga esplicitamente la pulizia.

Oltre alla funzione di piacere personale le immersioni in acqua vengono riconosciute utili a fini terapeutici.Si utilizza l’acqua calda per la sua azione emolliente; l’acqua tiepida, per attenuare gli stati di sovreccitazione, calmare il nervosismo e i disagi nei momenti di gran caldo; l’acqua fredda infine, per stimolare e tonificare i muscoli.

Nelle Mémoires del Maréchal de Richelieu si racconta che nel 1742 M.me de Chateauroux, favorita del sovrano, ha obbligato il re Luigi XV ad assistere ai suoi bagni. E su Architecture française dell’architetto J.F. Blondel si rileva chein un’abitazioni su dieci, a Parigi, si prevede uno spazio dedicato al bagno.Sono senz’altro più numerose le vasche da bagno che vengono riportate sulle pagine de L’Encyclopédie del 1751 attestando con questo una presenza concreta nelle abitudini - pur minoritarie - dell’epoca.

 

NELLE ABITAZIONI BORGHESI GLI SPAZI COMINCIANO A DIFFERENZIARSI: alle alcove si affianca una stanza di toilette, alle camere uno stanzino di servizio. Il bidet inizia a essere utilizzato tra la media borghesia. Si diffonde la pratica di abluzioni parziali: esigenza che segna il passaggio di una pulizia personale che supera la sola considerazione di decoro e arriva a interessare la superficie della pelle.

Con la seconda metà del Settecento le esperienze terapeutiche dell’uso del bagno si sviluppano e il moltiplicarsi di guarigioni attribuite sia a bagni caldi che freddi aiutano a migliorare l’immagine di questa pratica. In particolare si diffonde – anche al di fuori dell’ambito sanitario – l’occasione di bagni freddi, considerati sinonimo di virtù e robustezza prendendo a esempio riferimenti classici di Romani e Spartani che – si sostiene– traevano la loro forza da un comportamento che prevedeva il bagnarsi nell’acqua gelida dei fiumi.

A Parigi nel 1785 vengono aperti stabilimenti per bagnarsi nella Senna, sono istituite scuole di nuoto.Scuole militari e collegi adottano abluzione di acqua fredda e bagni al fiume come strumenti di irrobustimento fisico. La capacità di reazione e stimolazione che il bagno freddo ha sul fisico umano induce l’idea chela sensazione di energia provenga direttamente dalla stimolazione dell’organismo favorendo una maggiore fiducia nelle forze dell’individuo5. Ancora siamo distanti dal nostro modo di concepire l’igiene ma indubbiamente vengono fatti significativi passi avanti per sbarazzarsi dai vincoli di un’inutile apparenza a favore di una maggiore coscienza del proprio corpo.

 

SUL FINIRE DEL SETTECENTO LA MAGGIOR PARTE DELLA POPOLAZIONE CHE ANDAVA AMMASSANDOSI NEI GRANDI CENTRI DOVEVA SUBIRE UNA SITUAZIONE URBANA SEMPRE PIU' DETERIORATA per la presenza sulle strade di immondizia maleodorante nella quale veniva individuatala causa di epidemie. Gli storici cambiamenti indotti dagli avvenimenti rivoluzionari e le mutate condizioni economiche portano a riconoscere nella salute della popolazione un valore sociale da tenere in conto e proteggere attraverso provvedimenti legislativi, strutture pubbliche organizzate e cominciando a considerare l’importanza della qualità dell’ambiente urbano. Sotto la spinta delle idee illuministe che l’epopea napoleonica contribuirà a diffondere in tutta Europa, “igiene”non è più solo un termine per qualificare la salute, ma l’insieme degli accorgimenti e delle conoscenze che ne favoriscono.

 

1. G. Cosmacini, L’arte lunga, Editori Laterza, 2009, p. 230

2. Il bacillo della peste, veicolato dalla pulce del ratto, è statoindividuato dal medico svizzero Alexandre Yersin nel 1894.

3.G. Vigarello, Lo sporco e il pulito (traduz. di D. Orati),Marsilio Editori, Venezia 1987, pp. 19-21

4. G. Vigarello, op.cit. pp. 54-55

5. G. Vigarello, op.cit. pp. 150-152

  • Lavandaie di fine '700 in una incisione di G. Volpato (1733-1802)
  • "Donna che si spulcia" di G. de La Tour (1593-1652)
  • "La ménagerie perisienne" di G. Doré (1832-1883)
  • Vasca a stivale, analoga a quella in cui fu ucciso Marat, già nota nell'antichità, tornò di moda nel XVIII secolo per risparmiare acqua.
  • "La Toilette intime ou la Rose effeuillée" di L.L. Boilly (1761-1845)
  • "Bagnanti" di H. Daumier (1808-1879)
  • "Donna nella vasca da bagno" di E. Degas (1834-1917)
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