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Tutto è cominciato a Wall Street

E come uno tsunami ha investito l'intero pianeta, a partire dall'emisfero settentrionale.

La cupidigia degli operatori finanziari statunitensi, incoraggiata dalle banche più importanti, che cercavano di massimizzare profitti e stock option, ed emulata dai colleghi della City, ha scatenato una crisi mondiale paragonabile per entità a quella del 1929. Tutte le economie mondiali ne sono state coinvolte, eccetto forse quelle africane, ma la crisi è ancora in atto e non sappiamo quando finirà.

 

Guy Goldstein

Gli USA sono stati i primi ad accusare il colpo, con la perdita di migliaia di posti di lavoro e la chiusura di fabbriche e attività. Il panorama economico ha subito un rimescolamento totale. Ci sono voluti quattro anni per scorgere qualche segnale di miglioramento, ma siamo ben lontani da una piena ripresa. Grandi società sono finite sul lastrico o si sono viste costrette a cedere interi pezzi di capitale e attività a investitori esteri. Concentrazione e riduzione sono ormai concetti riconosciuti, da tempo "Grande e Bello" non è più lo slogan imperante, mentre diversificazione è una delle alternative preferite.

Da McDonald's si punta ancora sugli hamburger, ma ora ci trovate anche le insalate e il cibo sano. Coca-Cola sta passando da light a zero a un prezzo elevato! I prezzi delle case stanno calando a causa della scarsità di acquirenti, che a loro volta non riescono a ottenere i finanziamenti. Le banche non prestano soldi per paura di ricreare una nuova crisi da subprime - non vogliono che la storia si ripeta - ma preferiscono anche consolidare il loro patrimonio piuttosto che finanziare investimenti che porterebbero alla creazione di nuovi posti di lavoro. Egoismi, mancanza di responsabilità: il verme era annidato in tutte le istituzioni bancarie del mondo.

Il fallimento di Lehman Brothers e di alcuni fondi di credito cooperativo molto importanti ha dato il via a questo processo e nessuno si aspettava che un'istituzione come Lehman Brothers scomparisse dalle scene in maniera tanto repentina tra le nebbie dello scandalo. Milioni di americani sono scesi in strada mentre le banche si riprendevano le loro case. Queste persone non avevano un lavoro, ma i loro debiti erano ancora lì quando le case venivano messe all'asta... senza uno straccio di acquirente all'orizzonte! Gli unici a trarne vantaggio sono stati gli agenti immobiliari, i quali hanno incassato una doppia provvigione: dalla vendita reale e dalla società finanziaria. "In un ambiente marcio, sopravvivono solo i ratti!"

 

Dopo quattro anni, nonostante qualche segnale di miglioramento, la situazione è ben lungi dall'essersi normalizzata. Anche il dollaro USA ne ha sofferto: pur continuando a essere la valuta di riferimento, molte persone sono ritornate all'oro quale rifugio più sicuro.

Il debito pubblico USA non è certo sotto controllo, il deficit strutturale non è stato affrontato in maniera adeguata e potrebbe trasformarsi in una bomba a orologeria pronta a esplodere.

Dopo gli USA, la crisi ha fatto il giro del pianeta alla velocità della luce - e tante grazie Mr. Internet! Canada, India, Giappone, Cina e naturalmente la UE. Nessuna sorpresa tranne per la Cina, dove la domanda di case è calata e la crescita si è attestata sul 9,1%. Quello che la Cina non ha capito bene è che se i suoi clienti non hanno soldi, non comprano, con un conseguente drastico calo dell'export. Molti di questi paesi stanno vivendo di crediti concessi dai fornitori, ma se questi crediti si esauriscono, allora la situazione diventa preoccupante.

 

E ora vediamo cosa è successo nella UE. Per decenni, tutti i paesi europei hanno aumentato i loro debiti fino a livelli insostenibili. Il sistema bancario europeo ha iniziato a investire in titoli spazzatura e operazioni a rischio, rimanendo intrappolato nella crisi quando questa è scoppiata. La mancanza di fiducia di clienti affrettatisi a proteggere i loro investimenti hanno eroso i fondi a disposizione delle banche, alcune delle quali sono arrivate a limitare l'importo dei propri depositi da prelevare. Alcuni paesi sono stati assillati dai sindacati della pubblica amministrazione, troppe persone pagate in modo adeguato, con un carico di lavoro limitato a fronte di orari assai ridotti e nessuna tassa da pagare.

Prendiamo l'esempio della Grecia, dove solo una piccola parte della popolazione paga le tasse. Negli anni, il Governo ha introdotto delle norme che hanno favorito i creatori di posti di lavoro: se assumi personale, non devi pagare tasse perché stai creando occupazione oppure paghi una percentuale fissa. La comunità più fiorente della Grecia sono gli armatori: alcuni possiedono più di 200 imbarcazioni e pagano una percentuale fissa del 3% appena, affermando di non poter pagare di più. Per evitare un aumento della tassazione, minacciano di emigrare all'estero. Si tratta di una prassi adottata da così tanto tempo che tutti ormai la danno per scontata. Lo stesso schema riguarda molte altre categorie; solo i meno fortunati si assumono il fardello. È stata avviata una politica di austerità, con tagli agli stipendi, al numero di dipendenti pubblici, alle pensioni, che ha portato a un'ondata di scioperi e alla necessità di ricorrere alle elezioni per creare una coalizione. I partiti filonazisti o ultranazionalisti si sono affacciati sulla scena dichiarando che erano stati gli stranieri a creare una situazione tanto grave quando in realtà è stato il lassismo di tutti i governi precedenti, di destra e di sinistra. Le banche dovevano essere salvate, ma non senza obbedire a condizioni rigorose dettate dalla UE.

 

Situazioni simili esistono in Portogallo, Italia, Spagna, Cipro, Regno Unito, Irlanda e Francia. Ci sono voluti circa venti vertici UE per provare a trovare una soluzione più o meno accettabile con i paesi solidali, che hanno accettato un determinato livello di potenziale indebitamento. Non abbiamo ancora visto la fine di tutto questo poiché sono i mercati a trainare l'economia e possono sempre capovolgere le sorti di un paese. Nessuna pietà, solo fame di profitti.

L'impatto sull'industria del tissue è stato minimo, tranne nel settore AFH, considerato che gli spostamenti sono stati limitati e i costi messi sotto controllo. Dalla parte dei consumatori, vi è stato un leggero slittamento verso prodotti di fascia inferiore, ove disponibili. La scarsa domanda dalla Cina ha calmierato i prezzi e contenuto i costi delle materie prime.

Dopo un'iniziale impennata, le commodities legate all'energia petrolifera sono scese a livelli più ragionevoli.

 

Personalmente, sono un po' deluso da tutto ciò. La crisi non è stata causata solo da Wall Street bensì ha evidenziato carenze già esistenti, che sarebbero comunque venute alla luce. Insomma, prima o poi, il bubbone sarebbe scoppiato.

Dobbiamo riformare completamente il sistema finanziario. Dobbiamo tagliare stipendi e bonus da favola concessi a banchieri o top manager anche quando le società da loro amministrate non raggiungono per intero gli obiettivi. Alcune persone sono state premiate nonostante la loro società avesse dichiarato fallimento! Non sono un politico né un finanziere, solo un pensionato che cerca di tenere i piedi ben saldi per terra... e di capire.

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