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Il filo di Arianna

Il filo di Arianna 


Alcune correnti di pensiero della moderna psicologia individuano nei miti greci importati archetipi dei nostri attuali comportamenti.

In pratica tutto è già successo e la storia si ripete riproponendoci avvenimenti e situazioni già vissuti in precedenza dei quali portiamo eredità genetiche profonde. A questi possiamo far riferimento confrontando la nostra realtà e traendo utile insegnamento.


Tutti sappiamo che Sisifo fu condannato da Zeus a sospingere un enorme masso fino alla cima di un monte. Da lì a farlo rotolare a valle e quindi tornare a riprenderlo perpetuando la sua eterna pena all’insegna di una fatica apparentemente senza senso. Ma non tutti, forse, sappiamo perché Sisifo fu condannato a quel destino nel quale noi stessi, almeno una volta, ci siamo identificati.

Ebbene, Sisifo si era opposto al volere di Zeus e quando il re degli dei, per punirlo, lo affida a Thànatos (la Morte), lui, con uno stratagemma, riesce a immobilizzarlo: in questo modo nessun uomo poteva più morire…


La sua punizione, quella fatica quotidiana che Albert Camus interpreta come riappropriazione del destino personale si collega, avendo in comune la volontà degli stessi dei, con le vicende di Arianna, principessa di Creta. Questa, per amore e per destino, tradisce il padre Minosse e offrendo a Teseo quel filo che gli fa trovare la via d’uscita dal labirinto, dopo aver sconfitto il Minotauro.


Anche il labirinto, simbolo di quella complessità che troviamo nella nostra vita quotidiana è un segno antico, declinato per secoli in forme e fogge differenti, ma spesso presente nel nostro quotidiano. Dove?


Pensiamo ai rotoli di tissue che, grazie alle nostre tecnologie si possono produrre in gran numero. Anche loro, come il filo di Arianna, hanno un bandolo da cui partire, un percorso di labirinto a spirale che raggiunge un centro dal quale, come moderni Sisifo, possiamo ricominciare…ripartendo con un altro rotolo. 


 Maura Leonardi



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